La moda nei modi di dire

di Brenda Bimbi

Tutti sanno che la moda e gli abiti sono importanti per gli italiani. Sarà per quel nostro innato senso estetico o forse perché il vestito è da sempre anche un modo per riconoscere l’appartenenza a uno stato sociale o a una fazione politica.

La parola “candidato”, che identifica una persona che si presenta alle elezioni, e con un significato più esteso indica qualcuno che si propone per un nuovo lavoro o per sostenere un esame, deriva dal latino candidatus, cioè vestito di una toga candida, bianchissima, a significare la purezza delle intenzioni e delle qualità morali.

Divisa”, sinonimo di uniforme, viene invece dall’abitudine, molto diffusa durante il  medioevo, di indossare, in occasioni di feste o di battaglie, le calze, le giacche di colori diversi, divise appunto, a seconda della famiglia, della contrada o della città di cui si faceva parte.

In italiano ci sono anche modi di dire legati al mondo della moda o dei vestiti, espressioni fisse, cristallizzate dall’origine molto antica e a volte incerta.

  1. È un altro paio di maniche.

Per rimanere in ambito medievale, vorrei cominciare con questa espressione. Nel medioevo agli abiti si potevano spesso staccare e cambiare le maniche che erano una delle parti più sottoposte a usura. Inoltre, sostituendo le maniche, il vestito poteva apparire anche molto diverso ed è proprio da qui che viene questo modo di dire che indica due cose alternative e completamente differenti tra loro.

“Quando leggo in italiano posso capire, ma parlare è un altro paio di maniche”

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  1. L’abito non fa il monaco.

Non si può giudicare una persona o una cosa dal suo aspetto esteriore: questo è il senso dell’espressione “l’abito non fa il monaco”, e se guardiamo alle nostre esperienze personali, sono sicura che anche a te è capitato di pensarlo.

  1. Attaccare un bottone.

Anche in questo caso, per spiegare l’origine e il significato dell’espressione dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e cercarlo nell’antica scienza medica. Pare infatti che in chirurgia, per cauterizzare una ferita, i medici usassero uno strumento che terminava con un metallo di forma simile a un bottone, che veniva scaldato e applicato sopra. Il paziente provava sicuramente un dolore intenso ma di breve durata che accelerava poi la guarigione ma che sul momento era tutt’altro che piacevole. 

“Attaccare un bottone”, fuori dall’ambiente medico, significava inizialmente parlare male di qualcuno, calunniarlo,  attaccarlo con discorsi che lo avrebbero messo in difficoltà, provocandogli un danno. Con il tempo il significato si è esteso ulteriormente e oggi si dice di una persona che ti costringe ad ascoltarla anche se non provi nessun interesse in quello che sta dicendo.

“Guarda, c’è Mirella”

“Oh, no! Cambiamo strada prima che ci veda! Ha sempre voglia di chiacchierare, se ci attacca un bottone faremo tardi al cinema!”

  1. Tanto di cappello

Il gesto di togliersi il cappello in segno di rispetto e di umiltà è all’origine di questo modo di dire che si usa quando vogliamo elogiare una persona per il suo comportamento e riconoscerne i meriti.

“Hai fatto un bellissimo esame, tanto di cappello!”

  1. Essere nato con la camicia

Secondo la tradizione italiana, confermata però anche da evidenze mediche, i bambini che nascono ancora avvolti dalla membrana amniotica che protegge la pelle del feto durante la gravidanza, sarebbero fortunati. Sembra infatti che questi neonati vivano un parto più naturale, come se non si accorgessero del trauma della nascita: non piangono, sono sereni e hanno uno sviluppo cognitivo migliore. Da qui proviene questo modo di dire e nascere con la camicia è un evento abbastanza raro. La superstizione vuole però che la placenta venga attentamente conservata per portare fortuna al bambino per tutta la vita, perderla invece significherebbe una grande sciagura.

Mia nonna era nata con la camicia, ed era una donna splendida, sensibile e molto equilibrata. Al momento della nascita però la sua camicia fu portata al fiume e sfuggì dalle mani della donna che la stava lavando: la sua vita non è stata sempre facile ma ha avuto un uomo che l’amava molto, una bella figlia e soprattutto due splendide nipoti! J

  1. Essere culo e camicia

Se stai pensando che una di queste non sia una bella parola hai ragione, ma i detti popolari non sempre sono eleganti J

Anche in questo caso dobbiamo andare molto indietro nel tempo e arrivare a quel periodo in cui la biancheria intima non si usava ancora. Le camicie allora erano più lunghe e andavano a coprire anche il sedere (familiarmente detto “culo”), come puoi vedere bene in questo dipinto che si trova a Firenze.

Se dico che “Marco e Samuele sono culo e camicia” significa che sono sempre insieme, che sono molto amici e sanno tutto l’uno dell’altro.

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  1. Essere il fiore all’occhiello

L’occhiello è quell’apertura nell’abito attraverso la quale si fa passare il bottone e la tradizione vuole che lo sposo decori il bavero sinistro della giacca con un fiore all’occhiello il giorno del matrimonio. L’espressione è sinonimo di motivo di orgoglio e di vanto.

“I musei fiorentini sono il fiore all’occhiello della città”.

  1. Fare le scarpe a qualcuno

Personalmente amo le scarpe: mi piace indossarle, vorrei averne sempre di nuove e mi fermo a tutte le vetrine dei negozi di calzature, ma non ho mai fatto le scarpe a nessuno e non vorrei mai che qualcuno me le facesse. Perché? Perché fare le scarpe a qualcuno è un gesto ignobile, significa imbrogliare una persona, fingersi amico per poi sostituirla sul lavoro, eliminarla dalla concorrenza e prendersi il suo ruolo.

Sembra che le radici di questo modo di dire affondino nell’usanza seicentesca di fare mettere le scarpe ai defunti di elevato ceto sociale per accompagnarli nel loro ultimo viaggio.

“Non fidarti di lui, ha fatto le scarpe al direttore commerciale”

  1. Essere di manica larga

Questa espressione indica una persona benevola e tollerante. 

L’origine è molto incerta ma sembra che possa riferirsi all’ambito ecclesiastico della confessione: i frati, che indossano abiti con le maniche più larghe del clero regolare, pare che siano più comprensivi e indulgenti nel dare l’assoluzione.

Secondo un’altra teoria invece il riferimento sarebbe alle maniche degli abiti medievali. La stoffa per gli abiti era molto costosa per cui avere delle maniche molto ampie era sinonimo di ricchezza. Le portavano così le nobildonne, spesso ornandole di perle o fili d’oro, e poiché si potevano staccare (ti ricordi il detto “è un altro paio di maniche”?) talvolta le offrivano generosamente come premio ai cavalieri che si esibivano nei tornei.

bronzino ritratto di eleonora di toledo e giovanni de medici

Bene, spero che questo breve viaggio nel mondo della moda e dei suoi modi di dire sia stato interessante.

 

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